Educazione Fisica: I Mondiali in Qatar

Nel pieno svolgimento dei mondiali di calcio in Qatar, il Parlamento europeo ha condannato la morte di 6500 lavoratori migranti durante i preparativi per la Coppa del Mondo 2022, soprattutto nel corso della realizzazione degli stadi dove si giocheranno le partite.

L’Eurocamera ha cercato di sistemare la questione chiedendo sia alla FIFA (Fédération Internationale de Football Association), sia al Qatar di risarcire il danno alle famiglie delle vittime decedute durante la preparazione delle fasi preliminari del mondiale. I deputati del parlamento europeo hanno concordato all’unanimità di come la corruzione all’interno della Fifa sia dilagante, sistemica e profondamente radicata, celata, spesso con pessimi risultati, da una mancanza di trasparenza che ha caratterizzato per l’appunto la scelta del Qatar come Paese ospitante del mondiale. In risposta a queste ingiustizie gli eurodeputati richiedono una rigorosa applicazione dei diritti umani e dei criteri di sostenibilità.

Per proteggere atleti e tifosi e porre fine alla pratica del cosiddetto sportswashing, gli eventi sportivi internazionali non dovrebbero essere assegnati ai Paesi che violano i diritti fondamentali e umani e dove la violenza di genere è sistematica, hanno affermato ancora i parlamentari europei.

La cerimonia iniziale, molto sfarzosa, dell’inizio dei mondiali, non è bastata a coprire l’ondata di polemiche legate alla scelta di tenere l’evento in un paese in cui i diritti umani vengono continuamente negati, caratterizzato dall’opacità totale delle condizioni degli operai nei cantieri (perlopiù migranti), in cui l’omosessualità è considerata un crimine e la parità di genere non esiste neanche come argomento di dibattito. 

La FIFA è da ritenersi ugualmente colpevole della morte e sfruttamento di migliaia di lavoratori (spesso migranti provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka), poiché al momento della scelta dello svolgere la Coppa del Mondo in Qatar avrebbe dovuto essere a conoscenza dei rischi che ciò avrebbe comportato. Nonostante ciò comunque non venne fatta alcuna richiesta relativa a diritti umani e protezione del lavoro.

Ovviamente il Qatar ha fatto di tutto per coprire queste morti, infatti parlò di 3 decessi durante i lavori e 40 in altre circostanze mentre invece secondo alcune inchieste le morti totali appunto ammontano a 6500. Andando poi a verificare i certificati di morte di queste vittime si vedono in quasi tutte le stesse cause, cioè cause naturali, mentre le probabili cause di morte sono state lavorare per 14-18 ore al giorno esposti a elevate temperatura e a tassi elevati di umidità. In Qatar è inoltre impossibile lottare collettivamente per migliori condizioni sul posto di lavoro, dal momento che i lavoratori migranti non possono formare sindacati né aderirvi. Inoltre, cittadini e lavoratori stranieri rischiano ripercussioni, tra cui l’arresto e l’espulsione, anche solo per esercitare il proprio diritto alla libertà di manifestazione. Il lavoro forzato domina ancora. 

Un’altra delle controversie di questi mondiali riguarda la presunta tifoseria finta; difatti per mascherare il fallimento del loro evento, hanno pagato dei finti tifosi, probabilmente gli stessi operai sfruttati oltre ogni diritto umano per la costruzione ad esempio degli 8 stadi del torneo. Ciò si può vedere dai video ufficiali che ritraggono sempre le stesse persone con maglie di tifoserie diverse, ma che non presentano nessuno dei tratti somatici dei paesi in questione. Questa è solo la ciliegina sulla torta per quella che viene definita “la coppa della vergogna”, che non ha fatto che attirare su di sé attenzione per i motivi peggiori, un mondiale le cui fondamenta poggiano sul sangue e su gravissime violazioni dei diritti umani, che hanno portato sempre più paesi ad avviare diverse iniziative di boicottaggio contro la Coppa del Mondo. Nonostante ciò, le autorità del Qatar preferiscono ricorrere a questi mezzi per mantenere una facciata di normalità, per nascondere che il loro odio li ha portati solo ad essere odiati.