Arte: Recensione film “La Stranezza”

“La Stranezza”, analisi e commento

“La Stranezza” è un film di Roberto Andò che narra di Pirandello che torna in Sicilia per il compleanno dell’amico Verga, ma lì scopre della morte della sua balia. Questo lo porta alla conoscenza di due becchini (Bastiano e Nofrio), non propriamente affidabili nel loro lavoro, che hanno la passione per il teatro, con il desiderio di provare a inscenare una tragedia al posto delle solite commedie. Pirandello assisterà alla loro opera di nascosto ed essa sarà di ispirazione per il suo “Sei personaggi in cerca d’autore”, inizialmente un fiasco, che poi verrà successivamente acclamato dalla critica. Il film si sposta continuamente tra le vicende comiche e sopra le righe dei due becchini e le angosce interiori di Pirandello, che alla fine ci faranno mettere in dubbio della stessa reale esistenza di Bastiano, Nofrio e delle vicissitudini raccontate.

Recensione

“…La stranezza è un film estremamente meta-narrativo nel suo farsi. È come se fossimo costantemente a teatro anche quando non ci siamo fisicamente. La macchina da presa viaggia di casa in casa (quella di Onofrio, quella di Bastiano, quella di Pirandello stesso), quasi in modo claustrofobico, anche nei vicoli stretti e bui di Girgenti, nei treni e nelle carrozze, per raccontarci un mondo “chiuso” e allo stesso tempo disperatamente desideroso di uscire, di respirare, di cambiare aria. Il gruppo di attori in erba dei due becchini sogna una vita migliore ma allo stesso tempo crede nella verità dell’arte e nel frattempo deve affrontare i problemi quotidiani, compresi i tradimenti all’interno del gruppo e della famiglia, scaramucce quotidiane e colpi di scena degni di una soap opera di bassa lega. D’altronde ognuno di noi indossa delle maschere nella vita di tutti i giorni, quando il copione insitamente scritto dalla società ce le impone (così come il teatro), e Pirandello lo aveva teorizzato molto bene. Il teatro delle maschere è quello della vita e qui i due universi si mescolano e si confondono, rendendo estremamente difficile distinguerne i contorni e i confini. La cura di costumi e scenografie va di pari passo con quella per la scrittura, anche se forse questa incertezza che si mantiene fino alla fine sulla verità della storia raccontata lascerà qualche spettatore un po’ perplesso.”

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Commento personale

Il film riesce in quello che si propone di fare, ha delle tematiche serie e scene un po’ cupe a cui si oppongono scene goffe, riuscendo in ogni caso a indurre lo spettatore a farsi domande, lasciandolo perplesso. Nonostante non ogni passaggio mi abbia pienamente convinto, ho particolarmente apprezzato il finale e come racchiuda pienamente il significato dell’opera, dando importanza a quello che abbiamo visto: la folla aggredisce Pirandello, sentendosi presa in giro, non comprendendo la sua opera che univa realtà e teatro, ma che successivamente diventa un enorme successo. Non è questo, però, ciò che il film vuole riportare, ma fa leva su come la vita di tutti i giorni, di come dei nuovi incontri possano effettivamente influenzare la mente di un grande poeta, che prendendo dal vero e unendolo alla sua angoscia interiore, da lui stesso definita “la stranezza”, riesce a superare il blocco che lo affliggeva dall’inizio della storia per creare un’opera d’arte che rompe la quarta parete e può lasciare il segno su chi la guarda, facendoti capire quanto in alcuni casi il confine tra realtà e finzione possa essere sottile.